Il grafico mette in relazione la percentuale di interventi chirurgici rinviati nel periodo compreso tra il 1 marzo ed il 30 aprile 2020, censiti da Pazienti dimenticati, e l’incidenza dei contagi ogni 100mila abitanti, calcolata sul totale dei casi registrati nel periodo considerato a partire dai dati della Protezione civile. In generale, più un punto è in basso, più è alta la percentuale di operazioni rinviate, più si trova a destra, maggiore è l’incidenza dei contagi. I punti in rosa sono quelli per cui la percentuale è calcolata sugli effettivi rinvii, quelli in grigio sono quelli per cui il calcolo è avvenuto sulla base degli interventi eseguiti nello stesso periodo del 2019.

Come si può notare osservando il grafico, non c’è una correlazione tra la percentuale di rinvii e l’incidenza dei contagi. L’ospedale di Oglio Po, in provincia di Cremona, ha ridotto del 97,6% gli interventi chirurgici, in un territorio con un’incidenza di 1.636 casi ogni 100mila abitanti durante il periodo considerato. Il don Tonino Bello di Molfetta, in provincia di Bari, ha ridotto gli interventi di una percentuale analoga (97,3%), ma da queste parti i positivi al Sars-CoV-2 sono stati solo 107 ogni 100mila abitanti, appena il 6% di quelli visti nel cremonese. La circolare ministeriale, però, impose uno stop sulla base dell’urgenza delle prestazioni e non della diffusione dei contagi.

“Per le patologie gravi, come quelle oncologiche, e per gli interventi urgenti, gli ospedali hub hanno funzionato. Ci sono poi interventi su persone molto anziane che in condizioni normali sarebbero stati eseguiti e che invece sono stati rinviati, cosa che può avere in minima parte contribuito all’aumento di mortalità registrato dall’Istat, spiega Lorenzo Menicanti, Direttore dell’area chirurgica Cuore-adulto e Direttore scientifico all’Irccs Policlinico San Donato di Milano. In un contesto come quello del lockdown in cui “la letteratura registra un calo nel numero di infarti e di ictus”, c’è anche chi, pur avendo i sintomi, ha preferito non presentarsi in ospedale per paura del contagio. “Nel nostro centro sappiamo di un 5% dei pazienti che ha preferito convivere con i sintomi piuttosto che farsi ricoverare, ma fare una stima su scala nazionale non è possibile perché manca un database complessivo”. Non a caso il Piano nazionale di ripartenza e resilienza destina 1,67 miliardi al rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati.